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Michail Chodorkovskij è nato a Mosca Nel 1963, una laurea in ingegneria chimica e successivi studi in economia e giurisprudenza, negli anni 80 ha militato nel komsomol, Unione comunista della gioventù. Nel decennio successivo è stato protagonista dell’era della privatizzazioni in Russia. Artefice della strepitosa ascesa di quello che diverrà il colosso petrolifero Yukos. E’ tra gli uomini più ricchi al mondo quando, il 25 ottobre 2003, viene arrestato all’aeroporto di Novosibirsk con l’accusa di frode fiscale. Dopo una prima condanna, giunto quasi al termine della pena, nel dicembre 2010 è stato nuovamente condannato alla reclusione fino al 2017.
Attualmente detenuto a Segeza, in Carelia, il 31 maggio 2011, la corte europea dei diritti dell’uomo, pur non riconoscendo la natura politica del processo, ha evidenziato gravi violazioni dei diritti fondamentali nell’arresto e nella detenzione di Chodorkovskij. Tuttavia due lunghi processi non ne hanno fiaccato lo spirito di combattere per la libertà. Dalla prigionia ha continuato a scrivere e a lanciare messaggi capaci di incidere profondamente sulla vita politica russa e di imporre il suo caso all’attenzione dell’opinione pubblica europea e mondiale. E’ diventato un simbolo della lotta per la libertà nella Russia di Putin.
Questa storia ci ricorda che una delle cose che l’uomo desidera più di qualsiasi altra è la libertà. Durante la storia, l’uomo ha desiderato la libertà così tanto da morire per ottenerla. Dio ha creato l’uomo con un profondo desiderio di libertà nel cuore.
Tuttavia, non possiamo comprendere appieno la libertà se non parliamo di schiavitù, che è una condizione in cui l’uomo è soggetto a qualcuno o qualcosa che ha potere su di lui. Si può essere schiavo di qualcuno, di un ragionamento falso, o schiavo di qualche abitudine o pratica. In realtà, ci sono anche altri tipi di schiavitù. Per esempio, c’è la schiavitù al parere degli altri. Tante persone vivono soggetti a ciò che pensano gli altri, o, a ciò che immaginano che gli altri pensino. Non prendono le proprie decisioni in base a ciò che credono sia corretto o migliore, prendono le loro decisioni in base a ciò che, secondo loro, non creerà problemi agli altri.
Non ce ne rendiamo conto, ma siamo schiavi del nostro peccato.
L’ira di Dio è sopra l’uomo peccatore, nel senso che non vi è nulla che l’uomo possa fare, con le proprie capacità, per liberarsi dalla condanna del peccato e quindi dal subire l’ira di Dio a venire.
Siamo schiavi, ma è una cosa talmente naturale che non ne rendiamo conto. Tuttavia, come in ogni situazione che sembra non avere via di uscita, Gesù Cristo è la risposta. Chi crede in Lui, ovvero chi lo accoglie nella propria vita, viene veramente reso libero. Nella scrittura in Giovanni 8:30-32 leggiamo: “Mentre egli diceva queste cose, molti altri credettero in Lui. Gesù disse allora ai giudei che avevano creduto in lui: Se dimorate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”.  
La vera fede produce frutto nella vita della persona che crede.
Dimorare nella Parola di Cristo significa camminare in ubbidienza alla Parola di Dio.
La vera fede ti porta a conoscere Cristo, non solo intellettualmente, ma per esperienza, riconoscendolo come Sovrano sopra la tua vita.
Ma da cosa ci libera Cristo?
Ci libera dalla condanna, dal peccato, e anche dalla paura.
Quando c’è paura, noi siamo sotto il suo controllo, ed essere sotto il suo controllo determina il fatto che non riusciamo ad agire secondo il nostro controllo.
Le nostre paure hanno il controllo su di noi? Cristo può liberarci dalla paura!
Siamo stati liberati dalla morte spirituale, abbiamo vittoria sulla paura della morte, siamo consapevoli che il nostro Dio e un Dio di amore e la Sua ira non ci vede come suoi destinatari. Un giorno saremo con Lui ma… per L’eternità!
Solo chi è senza Cristo rimane in queste deleterie condizioni .
Nella scrittura sta scritto: “Poiché Dio non ci ha destinati all’ira, ma ad ottenere salvezza per mezzo del signore nostro Gesù”  1 Tessalonicesi 5:9.
Per i non credenti, la libertà arriva quando per primi riconosciamo di essere schiavi, schiavi del peccato, e quindi sotto il giudizio di Dio, sotto la Sua condanna.
Bisogna che, dopo aver creduto nelle opera espiatoria di Cristo, dopo il nostro ravvedimento, rimaniamo aggrappati a Lui. Riceverlo nella nostra vita significa dimorare nella Sua Parola e camminare in ubbidienza nella luce, facendo non quello che a noi possa far comodo, ma per soprattutto adempiendo la volontà di Dio per noi, in quanto Lo amiamo e abbiamo capito quanto Lui ha amato noi!

Vittorio Piacentini – Lodi (Milano)